La sostenibilità del 21 secolo, …vivi in valle!

L’uso, il consumo e direi l’abuso, del termine “Sostenibilità” degli ultimi due decenni, ha portato come conseguenza la perdita di valore del concetto che esso rappresenta.

La nozione di sostenibilità è stata coniata già nel 1972 (Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente a Stoccolma) e ripresa poi con maggiore enfasi nel 1992 (Vertice della Terra di Rio de Janeiro). Il valore del significato è la visione a 360 gradi della collettività che aspira ad un equilibrio armonioso tra le esigenze dell’ambiente, dell’economia e della società soddisfando le necessità del presente senza compromettere la vita delle generazioni future sul pianeta Terra.

Oggi politicamente parlando non puoi più permetterti di promuovere progetti che non siano sostenibili. Purtroppo però i progetti non sono sostenibili solo se inseriamo la parolina magica “Sostenibilità” nel titolo.

Il cosiddetto “Greenwashig” (letteralmente “lavaggio verde”) è l’inganno consapevole a cui sono sottoposti i consumatori. Aziende molto brave in marketing, si attribuiscono un’immagine ecologica e sociale senza alcuna giustificazione per farlo; per esempio una catena di moda che fa il centro della sua comunicazione relativa alla produzione di abiti ecologici in lana o cotone di produzione locale che contemporaneamente produce abiti in Asia in condizioni socialmente improponibili e molto meno rispettose dell’ambiente, non si può considerare sostenibile.

Vi sono anche istituzioni che si attribuiscono vanti ingiustificati, mettendo in risalto misure irrilevanti come per esempio la “Raccolta differenziata”, che in realtà sottostà a leggi o standard già fissati da tempo.

Ma per noi modesti cittadini, di una realtà vallerana, cosa significa essere ed avere visioni sostenibili nel nostro contesto?

Significa semplicemente apprezzare, salvaguardare ed ampliare quello che abbiamo già.

Viviamo in un territorio magnifico, dove a farla da padrone non è il cemento, la ferraglia, le bidonville, la violenza, la prostituzione, ma sono i prati, le montagne, i fiumi, le persone vere, l’agricoltore, la famiglia, il giovane e chi più ne ha più ne metta.

Valorizziamo questo e guardiamo avanti per dare un futuro sano ai nostri giovani, puntando alla creazione di nuovi posti di lavoro in Valle, sia nel settore primario, secondario e terziario.

Il settore primario necessita di braccia e di valorizzazione delle eccellenze qui prodotte, c’è margine nella creazione di attività a supporto di questi aspetti. Nel settore secondario l’Artigianato locale ha ancora un valore importante, è praticato da professionisti ancora capaci (realtà non data per scontata nell’edilizia attuale), con difficoltà nel trovare forza lavoro per ampliare le proprie attività; non da ultimo il settore terziario, che grazie al telelavoro permette ai genitore, come pure ai giovani di lavorare direttamente in Valle, la creazione di spazi di lavoro condivisi potrebbe offrire la possibilità di insediare anche nuove attività imprenditoriali nascenti.

Non va dimenticata la promozione di un turismo attento alla valorizzazione del nostro territorio, questo settore permette che tutte le categorie ivi citate possano collaborare e beneficiarne in egual misura.

La costruzione di cattedrali nel deserto o progetti faraonici non sono a misura di Valle, non aspiriamo a diventare San Bernardino o Andermatt, noi abbiamo altro. Il passo va fatto secondo la gamba, mettendo ben in chiaro quali sono gli obiettivi da raggiungere e il cammino da percorrere. Forse non saremo noi a beneficiarne, lo saranno i nostri figli e i nostri nipoti, ma per lo meno avremo fatto i compiti per porre le basi per un vero e concreto sviluppo sostenibile.